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Superdebito e Iperinflazione: le conseguenze della cura sono peggio della malattia

26 novembre 2010

La crisi finanziaria scoppiata nel settembre di due anni fa ha permesso ai governi e alle banche centrali europee e americane un’esercitazione pratica di teorie macroeconomiche keynesiane. Il salvataggio dall’insolvenza di banche e assicurazioni nel corso degli scorsi mesi è stato spettacolare e senza precedenti. L’insolvenza generalizzata del sistema finanziario era una circostanza che nessuno delle istituzioni di governo avrebbe potuto accettare. Infatti, se è vero che i governi e le banche centrali hanno riconosciuto nei comportamenti delle istituzioni finanziarie le cause dello scoppio della crisi finanziaria, è altrettanto vero che hanno usato tutti i mezzi a loro disposizione per salvare le stesse banche che si erano comportate in modo cosi sbagliato.

Oggi, a oltre due anni di distanza dall’inizio di questo processo di salvataggio finanziario, più volte denunciato dai Tea Party, lo scenario che stiamo vivendo è quello di una crisi che è economica, non più finanziaria. Gli effetti reali della crisi finanziaria sono soltanto riconducibili a un periodo di recessione. In realtà è l’esercitazione di salvataggio diffuso messa in atto dai nostri governanti che ha prodotto e che produrrà conseguenze ben più preoccupanti. La medicina che ci hanno prescritto e che abbiamo dovuto ingoiare provocherà effetti più spiacevoli di quelli che avrebbe dovuto guarire. Questi effetti hanno due nomi ben precisi: debito pubblico e inflazione.

Il governo americano non si è limitato a nazionalizzare banche, assicurazioni e aziende di varia natura industriale (ad esempio la General Motors) ma ha anche impostato un piano di “stimolo” all’economia senza precedenti nella storia (ad esempio – ma non solo – il pacchetto da 787 mld di dollari del 2009). La stessa strada è stata percorsa dai governi europei. Inoltre, a complemento di questa irresponsabile politica fiscale le banche centrali hanno stampato montagne di cartamoneta come strumento di politica monetaria “accomodante”.

La nostra sensazione è che i piani di spesa pubblica di cui sopra abbiano al massimo “stimolato” gli economisti che ancora credono all’interventismo pubblico. In questa sede vogliamo solo ricordare che l’ammontare del PIL americano nel 2009 è stato di circa 14 mila mld di dollari, in altre parole un mare in cui anche i 787 mld di dollari di spesa extra prevista dal tesoro si sono perduti rapidamente. Al fianco dei governanti della spesa pubblica non hanno mancato di intervenire i governanti della moneta: tassi d’interesse forzatamente bassi e ripetute immissioni nel sistema finanziario di moneta artificiale hanno caratterizzato l’azione delle banche centrali degli ultimi mesi. Il contribuente americano, al pari di quello europeo, ha quindi visto il proprio stato indebitarsi progressivamente fino a livelli da record storico. Allo stesso tempo il contribuente ha assistito alla più grande campagna di erosione del valore dei propri risparmi (e del proprio reddito) mai verificatasi nella storia. Inevitabilmente i prossimi anni saranno caratterizzati da alta inflazione.

Le politiche economiche “accomodanti” o di “stimolo”, a seconda delle definizioni, a cui stiamo assistendo non possono essere tollerate con la giustificazione di essere l’inevitabile risposta alla crisi finanziaria. Superindebitamento e iperinflazione sono conseguenze evitabili di una politica economica (quella dei nostri governanti) legata al consenso (delle clientele finanziarie e industriali). Un periodo di recessione o depressione economica dovuto agli squilibri della crisi finanziaria del settembre 2008 avrebbe rappresentato una fase del ciclo economico certamente difficile ma allo stesso tempo naturale. Anzi, di fronte agli squilibri finanziari delle più importanti banche e assicurazione del mondo il passaggio attraverso un prolungato rallentamento dell’attività sarebbe stato auspicabile. Dalla depressione infatti si sarebbero rafforzati gli elementi per una successiva fase di sana ripresa economica. Debito e inflazione sono macigni che pesano sulle spalle dei contribuenti attuali e soffocheranno le generazioni future molto più a lungo di una non così demoniaca stagnazione economica.

di Simone Scarlini, da Teapartyitalia.it

link originale: http://www.teapartyitalia.it/index.php/articolo/superdebito-e-iperinflazione-le-conseguenze-della-cura-sono-peggio-della-malattia

From → ECONOMIA, Mises, ORO, vs Keynes

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